
Le diseguaglianze nel XXImo secolo, una questione (di) comune?
di Arianna Gatta
In questo articolo andiamo ad esplorare le diseguaglianze di reddito all’interno dei singoli comuni. La Figura 1 mostra il rapporto tra il numero di contribuenti che hanno dichiarato più 120,000 euro e coloro che hanno dichiarato tra gli 0 e i 10,000 euro nel 2017.
Non solo quindi i redditi elevati sono concentrati nei comuni più “ricchi”, ma anche all’interno di questi comuni la quota di reddito ricevuta da chi guadagna di più è maggiore rispetto a quella di chi guadagna meno. Al Sud e nelle aree montane invece ci sono pochi individui che dichiarano più di 120,000 euro all’anno e dunque l’indice proposto assume valori molto bassi, suggerendo che ci sia più uguaglianza ma redditi più bassi. Poiché si tratta di redditi dichiarati, è anche possibile che questa immagine rifletta una più scarsa propensione a dichiarare redditi elevati (e quindi ad evadere) nelle aree bianche o chiare.
Figura 1: Numero dichiaranti oltre 120,000 euro/numero dichiaranti 0-10,000

Tuttavia, poiché il numero di coloro che dichiarano più di 120,000 euro è molto limitato rispetto a coloro che dichiarano tra gli 0 e i 10,000 euro, il valore di questo rapporto è vicino allo zero in molti comuni e la distribuzione di questa variabile tende ad essere concentrata intorno a valori nulli. Per meglio comprendere l’evoluzione delle disuguaglianze al livello territoriale è utile considerare anche l’indice di Gini. Tale indice è compreso tra 0 e 1, dove 0 indica completa uguaglianza all’interno del comune dei redditi dichiarati, mentre 1 indica che tutta la ricchezza è detenuta da pochi individui. Dalla figura 2 si può vedere come le differenze in termini di diseguaglianze intra-comunali siano in realtà non eccessivamente marcate in termini Nord-Sud. I livelli più elevati di diseguaglianza si registrano invece tra i residenti dei capoluoghi di provincia e nei centri urbani. Anche qui, le aree interne e montane sono quelle un più elevato livello di eguaglianza (un indice di Gini più basso e tendente al rosso nella Figura 2).
Figura 2: indice di Gini

La Figura 2 suggerisce che siano i capoluoghi di provincia e le aree urbane quelle in cui si concentrano le diseguaglianze. La Figura 3 chiarisce questo aspetto mostrando la curva di Lorenz per le città di Milano (in rosso), Roma (in verde), Napoli (in giallo) e in aggregato per i comuni che nella figura 3 appaiono in rosso (quelli con indice di Gini compreso tra 0.17 e 0.33). L’indice di Gini non è altro che il rapporto tra l’area compresa tra la curva di Lorenz e la linea a 45 gradi e l’area totale del triangolo sotteso dalla linea a 45 gradi. Intuitivamente, più la curva di Lorenz è lontana dalla linea a 45 gradi, più elevato è il livello di diseguaglianza nel territorio analizzato.
Figura 3: Curve di Lorenz per Roma, Milano, Napoli e per i comuni meno diseguali

La città di Milano è quella in cui la curva di Lorenz si distanzia maggiormente dalla linea di perfetta uguaglianza, rispetto alle città di Roma e Napoli. Il reddito è quindi piuttosto concentrato nel capoluogo lombardo.
In particolare, a Milano l’80% dei contribuenti dichiara il 40% del reddito totale. Ciò significa che il 20% dei contribuenti della città posseggono redditi che ammontano al 60% del totale dichiarato. Sebbene anche Roma e Napoli presentino livelli di diseguaglianza più elevati rispetto alla media nazionale, le rispettive curve di Lorenz non presentano una forma con una convessità tanto accentuata quanto quella di Milano. Queste grandi città appaiono comunque avere una distribuzione del reddito molto più inegualitaria rispetto ai comuni con un basso Gini, per i quali la curva di Lorenzt appare molto più schiacciata verso la linea della perfetta uguaglianza a 45 gradi. In questi comuni, il 20% di popolazione con stipendi piu’ alti percepisce poco piu’ di un terzo dei redditi, mentre a Milano lo stesso 20% meglio remunerato percepisce oltre la metà dei redditi totali.
La distribuzione delle disuguaglianze territoriali è rimasta sostanzialmente stabile nel tempo. Nella Figura 4 l’indice di Gini su base comunale del 2007 è messo a confronto con quello del 2010 (prima e dopo la crisi del 2008). La variazione dal punto di vista geografico è minima, ma nel 2010 il livello massimo di diseguaglianza è più elevato che nel 2007. Il valore massimo dell’indice di Gini passa da 0.63 nel 2007 a 0.75 nel 2010, mentre il minimo resta stabile a 0.23.
Figura 4: Indice di Gini 2007 (figura di sinistra) e nel 2010 (figura di destra)

Sebbene sembri che non ci sia un’evoluzione significativa delle diseguaglianze sul territorio nazionale, un’analisi più approfondita sulle singole città sembra rivelare differenze sostanziali sia nel tempo che nello spazio. La figura 5 mostra l’Indice di Gini dal 2000 al 2017 per le tre città di Milano, Roma e Napoli. Per tutte le città il livello di diseguaglianza è aumentato nel tempo. Poco prima della crisi del 2008 c’è stato un aumento particolarmente pronunciato delle diseguaglianze (nel 2007) che poi è ritornato ai livelli precedenti. Milano resta a la città con il livello di diseguaglianza più elevato, seguita da Roma e Napoli, evidenza a sostegno del fatto che, dove i redditi tendono ad essere più elevati, lo è anche il livello di diseguaglianza.
Figura 5: Serie storica dell’Indice di Gini dal 2000 al 2017
